SVIZZERA, RESPINTA UNA SIGNORA CHE ASPETTAVA IL SUO TURNO
Troppe bare per le scale, condominio blocca il suicidio assistito
Volete suicidarvi secondo i crismi della legalità, con l’ausilio di personale specializzato?
In Svizzera si può fare, grazie ad associazioni come Dignitas, che aiutano chi ha
Basta avere l’accortezza di scegliere un luogo appartato, dove non ci siano vicini di
residenti. E anche stavolta, nel tranquillo sobborgo di Staefa, i condomini si sono compattamente schierati contro la mesta processione di aspiranti suicidi che bussa alla porta dell’associazione.
Da quando si sono installati nella nuova sede, i membri di Dignitas hanno aiutato già 6 persone a togliersi la vita, ma secondo le stime presentate in tribunale i candidati sarebbero diventati ben
Troppo
di carte bollate tra i condomini ribelli e l’associazione per il diritto al suicidio. Qualche
settimana fa Dignitas ha ricevuto un’ingiunzione con cui le si intimava di cessare le attività,
o di chiedere la modifica della destinazione d’uso dell’immobile: se voleva proseguire nelle pratiche eutanasiche doveva ottenere che l’abitazione venisse classificata ufficialmente
come “appartamento per il suicidio assistito”. Quando i vicini hanno constatato che l’organizzazione ignorava il divieto, hanno chiamato le forze dell’ordine, che sono
arrivate, hanno messo i lucchetti all’appartamento e buttato fuori una signora che pazientemente aspettava il suo turno.
Not in my backyard, non a casa mia. In Italia è il criterio che impedisce di costruire un
inceneritore o di tracciare il percorso per l’alta velocità, senza che una comunità montana
insorga, o un’associazione ambientalista protesti. Ma oggi la logica del “fatelo pure, ma
un po’ più in là” si allarga fino a lambire i temi etici. Fate qualunque cosa, purché resti
un affare privato, e non si chieda in nessun modo il coinvolgimento degli altri: ciascuno
nel suo appartamento, murato nelle sue sofferenze solitarie.
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