lunedì, dicembre 18, 2006

Ci stanno rubando il Natale di GESU'!!


Gente, aiuto! La situazione è veramente preoccupante!!Riprendiamoci il Natale di Gesù! Un articolo riassuntivo dal sito www.korazym.org


La scomparsa del Natale, il futuro del cristianesimo





Simboli religiosi, polemica garantita. Eppure, oltre le doverose prese di posizione sul tema - la crisi del cristianesimo è nei comportamenti troppo distanti dal Vangelo. Vivere il senso profondo della festa continua a rimanere la risposta migliore.


La fine del presepio e la corsa all’albero, il riferimento alle "feste" e l’eliminazione del "Natale": è la sagra del già visto e del già sentito, che anche quest’anno – come i precedenti – fa capolino quando le città si illuminano e la gente già pensa a come incastrare le ferie nei giorni a cavallo fra un anno e l’altro.

A New York e Londra già da tempo il “Buon Natale” è diventato “Buone feste”: il trionfo del “politicamente corretto”, come non bastassero l’alberello e Santa Claus, la corsa agli acquisti e l’immagine dorata e noiosa del “siamo tutti più buoni”. Niente biglietti augurali con simboli religiosi, come pare si convenga nella nuova società multireligiosa e multiculturale. Non va meglio dalle nostre parti, dove i presepi spariscono dai grandi magazzini perché regolarmente nessuno li compra e dove le recite scolastiche diventano sempre più pericolose: e se due anni fa – ricordate? – la polemica montò per un “Gesù” trasformato in “Virtù”, stavolta ruota attorno all’eliminazione bella e buona dei canti natalizi.

Al di là della giusta ed evidente critica all’esclusione della religione e dei suoi simboli dalla vita pubblica (tema che va ben oltre un presepe o un biglietto augurale), occorre pur considerare il fatto che il Natale si è già da tempo trasformato nella festa dei buoni sentimenti: familiarità, bontà, luci, colori, decorazioni, regali, shopping, stress e grandi abbuffate alle fine delle quali resta qualche dono utile e qualche chilo di troppo. Se questo è il Natale, che se lo prendessero pure, che ne facciano ciò che vogliono.

Eppure, confrontarsi su presepi e canti natalizi, e magari pure sui crocifissi e sul rinnegamento delle radici cristiane della società, è in fondo perfino semplice. Tutelarli è doveroso, ma ciò che fa più male è vedere un cristianesimo ridotto a semplice fatto culturale e svuotato della sua componente principale: quell’esperienza concreta con Cristo che non può non tradursi nella quotidianità. Come la questione “crocifisso sì crocifisso no” sfigurava di fronte ad una maggioranza cattolica non praticante, la polemica sul presepe oggi fa ridere davanti ad una vita sempre meno tutelata, ad una logica di accumulo che spesso schiaccia il prossimo e alle infinite contraddizioni del nostro mondo.

La sfida del cristianesimo si gioca “ad alta quota” e non può concretizzarsi solamente nella difesa d’ufficio del presepe o della recita di Natale. Per ricordare e celebrare il giorno in cui qualcosa di grande è davvero successo (un Dio che si fa uomo, ad esempio) non bastano i manifesti con sopra scritto “Natale” per le vie della città: la gioia di quel giorno non è effimera e fasulla, buona per le vetrine dei negozi e per i pacchi dono aziendali, ma intima e profonda, capace di andare oltre ogni altra esultanza. Più che dai risultati delle polemiche di turno, è dai frutti concreti che si riconosce l’albero buono. E così sarà anche stavolta.

mercoledì, dicembre 13, 2006

Messaggio per la giornata mondiale della Pace



Ecco fresco fresco il discorso del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1 Gennaio 2007.
Degno di nota!!


Il discorso