mercoledì, ottobre 18, 2006

Situazione dei cristiani in Turchia


Col mio ritorno, ancora un articolo sulla situazione drammatica dei cristiani in Turchia!!





IL DECLINO DEI CRISTIANI IN TURCHIA
Un quarto dei turchi cent’anni fa Oggi sono solo lo 0,15 per cento
Chiese trasformate in musei, moschee, scuole, biblioteche o granai Una legislazione che penalizzala Chiesa

Di Camille Eid

Fino a un secolo fa, in questo Paese viveva la comunità proporzionalmente più numerosa di cristiani in Medio Oriente, oggi è la più ridotta. Dai circa due milioni cristiani all’inizio del Novecento, un quarto della popolazione anatolica, si è arrivati a soli 115 mila, appena lo 0,15 per cento, quasi tutti concentrati nei grandi centri di Istanbul, Smirne e Mersin. Si tratta, per buona metà, di fedeli della Chiesa apostolica armena, posti sotto l’autorità di un patriarca residente a Istanbul, dove la comunità gestisce ancora 35 luoghi di culto, ma con un seminario chiuso dal 1971. Poi vengono le comunità cattoliche, circa 30mila in tutto, principalmente latini, ma anche armeni, siriaci e caldei. Di circa 20mila il numero delle varie denominazioni protestanti, seguiti dai siro-ortodossi, circa 10mila, solo un decimo del numero presente un secolo fa nella zona meridionale di Tur Abdin. I greco-ortodossi sono invece circa 5mila soltanto. Anche loro malsopportano dal 1970 la chiusura del seminario di Halki, ma il loro patriarca che risiede nel quartiere costantinopolitano di Fanar (ma che deve essere di nazionalità turca) occupa il rango onorifico di "primus inter pares" tra i patriarchi ortodossi. Due drammatici eventi hanno sradicato quasi completamente le due maggiori comunità cristiane dell’ex Impero ottomano. Il primo è il genocidio degli armeni deciso a tavolino dal governo dei Giovani Turchi (più massoni che ferventi musulmani) che accusava gli armeni di connivenza con il nemico russo: almeno 700mila vittime senza contare i deportati morti di stento nel deserto siriano. Il secondo è lo scambio tra popolazioni "greche" e "turche" (un milione e 344mila cristiani ortodossi ricondotti in Grecia contro 464mila musulmani rinviati in Turchia), sancito dal Trattato di Losanna del 1923. Conservando il ricordo della capitale dell’ortodossia, la popolazione di Istanbul sfugge, in principio, a questo baratto. Ma, priva del suo retroterra, la metropoli assiste a un calo costante dei suoi cristiani: 136 mila nel 1927, 86 mila nel 1965, 70 mila oggi. Lungi dal tranquillizzare gli ultimi sopravvissuti delle minoranze, la laicità dello Stato finisce per accentuare la precarietà
della loro situazione, spingendoli all’emigrazione. Una situazione, questa, che può far nascere un senso di sconforto. Come dimenticare che episodi essenziali della vita di san Paolo e dei primi apostoli si sono svolti proprio nell’Asia Minore, l’attuale Turchia? E come dimenticare quanto Antiochia, Costantinopoli, Efeso, Edessa e la Cappadocia evochino tutto lo splendore dell’Oriente bizantino e siriaco? Passeggiando oggi in molte città e villaggi, ci si accorge che la quasi totalità delle chiese sono trasformate in musei, moschee, scuole, biblioteche o granai. La scomparsa delle chiese è andata di pari passo con la riduzione di tutte le istituzioni benefiche gestite dalla Chiesa (ospedali, ospizi, scuole) dovuta sia al progressivo venire meno del personale sia a gravami economici imposti dallo Stato. Numerosi ostacoli rendono difficile la vita delle comunità cristiane in un Paese che, tutto sommato, si definisce "laico": dall’assenza di personalità giuridica alle restrizioni al diritto di proprietà, e dalle ingerenze nella gestione delle fondazioni all’impossibilità di formare il clero, senza dimenticare la sorveglianza poliziesca esercitata sui cristiani. La legislazione turca complica la vita alla Chiesa cattolica. Non è ancora stato trovato uno statuto che le permetta una esistenza legale e giuridica. Ne consegue che la proprietà dei beni di cui la Chiesa godeva all’avvento della Repubblica continua ad essere contestata di diritto e di fatto. Riguardo la libertà religiosa, se è vero che una circolare turca del dicembre 2003 autorizza il "cambio di identità religiosa", ossia il passaggio da una confessione a un’altra, "sulla base di una semplice dichiarazione", la realtà dei fatti dimostra spesso che non è sempre così.

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)