lunedì, ottobre 01, 2007

Conosciamo Than Shwe capo della giunta militare in Birmania

Un dittatore tra superstizione e ferocia
Il generale ha mostrato spietatezza nell'eliminare gli avversari e tende ad apparire il meno possibile in pubblico


Un bizzarro miscuglio di Pol Pot e Augusto Pinochet. Questo è per tanti osservatori internazionali il generale Than Shwe, 74 anni, capo della giunta militare golpista che opprime Myanmar, l’ex Birmania. L’aspetto del capo del Consiglio statale per la pace e lo sviluppo (SPDC), questa la stridente denominazione con cui si definisce la giunta golpista, ricorda quella del dittatore cileno, con la sua divisa appesantita da medaglie. La poca propensione ad apparire, invece, ricorda quella del capo dei Khmer Rossi. A tutti e due l’accomuna la spietatezza nell’eliminare gli avversari e nell’opprimere il proprio stesso popolo. Reporters sans Frontieres, l’organizzazione non governativa che si batte per la libertà di stampa, lo annovera tra i "Predatori" del diritto d’informazione e lo descrive come un uomo spesso affetto da "crisi di paranoia", la cui voce non è conosciuta dal suo popolo.
LA NUOVA CAPITALE - Ancor meno oggi, dopo che dal 2005 ha letteralmente deportato l’intera amministrazione dalla capitale storica a Pyinmanaw, la nuova "capitale": un villaggio malsano nel centro del paese. Il passo, da un lato, è servito a piegare la volontà di tanti esponenti dell’amministrazione civile, in cui serpeggia l’insoddisfazione e, quindi, i germi d’una possibile rivolta. D’altro canto, secondo diversi osservatori, sarebbe una specie di preludio d’una restaurazione monarchica, in cui Than Shwe diventerebbe re.
SUPERSTIZIONE E FEROCIA - Superstizioso in maniera ossessiva, il



generale nato nella zona di Mandalay ha iniziato la sua ascesa nell’esercito, facendo parte tra il 1953 e il 1960 del Dipartimento per le operazioni psicologiche e la propaganda. Poi partecipa alla repressione della guerriglia dell’etnia Karen, segnalandosi per una particolare ferocia. E’ nel 1962 che sale sul carro giusto, unendosi al colpo di stato capeggiato dal generale Ne Win. Diviene, cioè, uno dei protagonisti degli eventi che pongono fine al sogno democratico della Birmania post-indipendenza, iniziato col padre della patria Aung San, assassinato nel 1947 (Aung San è il padre del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che Than costringe agli arresti domiciliari).
Entrato così nel partito unico al potere, Than Shwe è poi emerso come uno dei nuovi potenti dopo l’insurrezione repressa del 1988. Con il secondo colpo di Stato del ’90 ha ulteriormente allargato il suo potere, allontanando a uno a uno i possibili avversari. Nel ’92 è diventato il numero uno della giunta, imponendo al predecessore Saw Maung le dimissioni «per motivi di salute». Negli anni successivi ha consolidato il suo dominio al punto da abolire, nel 2003, la norma che imponeva il pensionamento dalle cariche politiche al compimento dei 70 anni: e Than Shwe ovviamente è del ’33.

corriere.it

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